venerdì 19 aprile 2013

QUANDO UN MURO PUO’ DIVENTARE UN VELO


-“ io non riesco a fare a meno di mangiare quando sono nervosa…”
“io ho già seguito diverse diete ma poi lo stress, i figli…beh non è facile…”
e ancora :“ io non riesco a dimagrire per via degli orari di lavoro che faccio…!! “.

Forse non tutti usano le stesse parole ma inevitabilmente il senso che ne diviene, dalle mie chiacchierate di lavoro, è sempre lo stesso:
per natura l’uomo fugge dalle sue responsabilità e di conseguenza, quando queste si presentano, si ritira nella sua CAVERNA DELLE ABITUDINI.
Rinchiusi in quel recinto che noi stessi ci siamo costruiti, non vogliamo nuovi problemi, nuove insicurezze e soprattutto incertezze.
Nella propria Tana ci si sente al sicuro, anche se si vive di costrizioni; qui le preoccupazioni sono le solite e quindi la mente sa come trattarle.

In questo Post ho deciso di riportare una mia esperienza che ha ispirato il mio modo di affrontare gli ineludibili problemi dell’esistenza.

Se di notte d'inverno ti metti in viaggio su una strada provinciale ti può capitare di essere inghiottito inaspettatamente dalla nebbia.
Mi è accaduto in diverse occasioni ma quella volta fu tutto diverso...
E’ una situazione improvvisa alla quale al momento non sei preparato.
Ed io non lo ero per niente.

Dentro la nebbia ci si sente ciechi e fuori dal mondo.
Non hai punti di riferimento e sei costretto a procedere piano per evitare di tamponare qualcuno davanti, che potrebbe comparire dal nulla.

Ricordo che impulsivamente attivai le 4 frecce che sembravano intonare lo stesso ritmo del mio battito cardiaco.
Su un superstrada non puoi certo tornare indietro e quindi sei costretto a procedere anche se il cuore comincia a farsi sentire incessantemente.
Ma sei lì, vigile in quel momento: SEI FORZATAMENTE PRESENTE !

Capii presto che quel banco non mi avrebbe lasciato andare subito.
Sentii la paura e quella sensazione di pericolo avvolgermi.
Il tempo sembrò fermarsi e la strada allungarsi.
Mentre tenevo a bada i miei pensieri nient’affatto rassicuranti in un istante ne uscii fuori.

La nebbia scomparve con la stessa rapidità con la quale era apparsa.
È fu allora che un magnifico cielo stellato rubò la scena davanti a me, uno spettacolo unico impreziosito da una luna straordinaria che illuminava la strada quasi come se fosse giorno.
Quando ero partito non mi ero accorto di quello splendore che mi stava già accompagnando.
Ma appena superata quella "fase di cecità" quello spettacolo si espanse nella mia consapevolezza.



Ognuno di noi nel viaggio della propria vita può improvvisamente essere inghiottito dalle NEBBIE DELLE DIFFICOLTA’.
Anche se in quel momento non riusciamo a vedere la strada, questo non ci deve impedire di prendere delle giuste decisioni, soprattutto se queste implicano l’abbandono delle nostre CATTIVE ABITUDINI.

E’ INUTILE FUGGIRE, E PER FORTUNA, ALLE VOLTE ANCHE IMPOSSIBILE.

Accettare gli inevitabili ostacoli dell’esistenza ci rende capaci di affrontarli.
Solo così ci si accorge di quanta forza è possibile manifestare alle successive difficoltà dove MURI INVALICABILI si trasformano in VELI IMPALPABILI.



giovedì 4 aprile 2013

IL CORPO FISICO CHE CELA L'ESSERE


Al di là di ogni definizione e caratteristica della sindrome, al di là di ogni considerazione scientifica, (a mio parer eccessivamente fatalistica), chi si nasconde dietro tale condizione umana?

L’obeso sa bene che la causa diretta della sua condizione è uno stile alimentare sbagliato nel quale l'eccessivo introito calorico si trasforma in grasso da depositare; quello che non sa è come abbandonare quella sua illusoria identità.

Tutti evolviamo e siamo tutti -chi più consapevolmente e chi meno- alla ricerca del proprio equilibrio
PSICO-FISICO-EMOTIVO e in effetti anche l’obeso cerca il suo, purtroppo illusoriamente e con il mezzo sbagliato.

E’ risaputo che il cibo stimola la via sensoriale del piacere e dietro questa smisurata ricerca di “benessere alimentare” c’è allora qualcuno che quando non mangia si alimenta continuamente di malessere.

In ogni pensiero,emozione ed azione tale soggetto nutre il suo essere di negatività.
Non conosce altro modo per compensare tale negatività se non con quello più semplice e alla facile portata di quasi tutti noi occidentali : DIVORANDO CIBO!!
(crisi permettendo ovviamente).

Alla base di ogni suo gesto vi è ignoranza (tutti ignoriamo qualcosa) e cecità.
Se lui fosse veramente in grado di vedere con gli occhi della consapevolezza, di percepire il linguaggio del proprio organismo, allora avvertirebbe il suo corpo non come se stesso ma solo come un involucro, una macchina straordinaria che gli è stato donata temporaneamente per compiere il suo dovere qui sulla Terra.

L’obeso ha perso il contatto con ciò che un tempo lo rendeva libero sia interiormente che esteriormente e che invece adesso, egli stesso, ha trasformato nella sua prigione.
E solo lui può sradicare con il tempo quelle sbarre; ma per far questo il primo passo fondamentale è innanzitutto quello di rendersi conto di tale detenzione.

I suoi pensieri generano le sue emozioni; 
le sue emozioni manifestano le sue azioni; 
ogni sua azione si è trasformata in una abitudine; 
tali abitudini hanno cristallizzato la sua REALTA’!!
Una volta che ha accettato (almeno come idea) tale meccanismo, tocca a noi donargli la via di uscita di quelle carceri.



La CHIAVE è UN PENSIERO TOTALMENTE NUOVO dal quale fare emergere NUOVE EMOZIONI,quindi NUOVE AZIONI, che favoriscono NUOVE ABITUDINI per costruire infine UNA NUOVA REALTA’!!
Solo attraverso la realizzazione di una nuova realtà egli non avrà più bisogno di quella appena abbandonata, e fino a quando ciò non accadrà l’obeso non potrà definirsi libero.




IL PENSIERO (CHIAVE DI EVASIONE)

·         IO NON SONO IL MIO CORPO MA COLUI CHE LO ABITA;

·         IL MIO CORPO E’ CIO’ CHE MI CONSENTE DI PERCEPIRE LA MIA REALTA’ ESTERNA;

·         HO PERSO IL VERO CONTATTO CON IL MIO CORPO E QUINDI CON IL MONDO ESTERNO;

·         IL MIO CORPO HA BISOGNO DI ME TANTO QUANTO IO ABBIA BISOGNO DI LUI;

·         IL GIUDIZIO CHE SENTO NELLO SGUARDO DEGLI ALTRI E’ IL GIUDIZIO CHE IO STESSO HO NEI MIEI CONFRONTI;

·         IL MIO CORPO MOSTRA AGLI ALTRI LA MIA SOFFERENZA INTERIORE PERCHE’ E’ IN CERCA DI AIUTO;

·         IL MIO CORPO, COME UN GENITORE, MI PROTEGGE DA OGNI MIO ERRORE E NE PAGA, FINO A QUANDO GLI SARA’CONSENTITO, OGNI CONSEGUENZA;

·         E’ TEMPO CHE IO RICAMBI L’AMORE DEL MIO CORPO E CHE MI PRENDA, DA ADESSO, CURA DI LUI.